Un messaggio diretto sull’inutilità delle etichette
Il 25 novembre 2021 al Teatro de’ Servi in Roma, Luca Ferrini con la compagnia teatrale AltAcademy ha presentato la commedia pirandelliana “Pensaci, Giacomino!”dalla durata di 1 ora e 15 minuti.
Gli attori si dividevano i ruoli di Agostino Toti, professore di Scienze naturali sulla settantina, con un carattere ribelle verso le costrizioni sociali, uomo saggio e di buon cuore, personaggio chiaramente umoristico che veicola il sentimento del contrario, Lillina Cinquemani, figlia del bidello Cinquemani, ragazzina sempliciotta che non si lascia scoraggiare dai pettegolezzi della gente del paese, Giacomino Delisi, ex alunno del professore, tramite il quale riesce a trovare lavoro, molto attento alle maldicenze del paese, tanto che si lascerà abbattere dalla sorella Rosaria Delisi e da Padre Landolina, il parroco, entrambi attaccati alle maschere sociali, infine il Cavalier Diana, preside della scuola, attaccato alle convenzioni sociali e ai giudizi della gente.
La commedia si apre a scuola con Toti che, ripreso dal preside per il forte rumore in aula, dà la colpa della superficialità dei giovani allo Stato, di cui si vuole vendicare per averlo sottopagato e impedito di avere una famiglia. Decide quindi di prendere Lillina in sposa per poterle assicurare la sua pensione dopo la morte, chiede il permesso a Cinquemani che, contento, accetta. La figlia, però, confessa di essere incinta di Giacomino, viene cacciata dai genitori e accolta dal professore.
Il secondo atto è ambientato a casa del professore che dopo aver sposato Lillina si occupa di Ninì come fosse suo figlio, concedendo a Giacomino di frequentarli. Toti, intuendo il dolore di Lillina per la brusca sparizione del giovane, manda a chiamare i genitori, che si rifiutano di aiutarli a causa delle voci di paese. Subito dopo, il prete si reca da Toti chiedendogli di dichiarare la sua paternità per zittire i pettegolezzi ma il professore lo liquida ed egli torna da Rosaria Delisi.
Il terzo atto è ambientato nella casa di Giacomino e Rosaria nella quale irrompe Toti, col bambino, in cerca di spiegazioni. Il ragazzo confessa al professore di soffrire per le maldicenze e che ha deciso di sposare un’altra donna. Toti lo invita a pensare. Solo due anni sono bastati al ragazzo per sentirsi intrappolato in una famiglia e in una vita convenzionali pur nella loro “inconvenzionalità”.
Il palco presentava pochi elementi simbolici mirati, assieme agli effetti sonori e alle luci a far intendere l’ambientazione. Il suono della campanella, le voci degli scolari, qualche sedia e una scopa sono bastati a farci ambientare in un contesto scolastico un po’ caotico e comico, mentre il passeggino e il pupazzetto, con la loro presenza incombente hanno contribuito al dare più serietà, tanto che i personaggi si muovevano attorno alla carrozzella come se fosse il fulcro. I costumi e le acconciature erano adattati allo status sociale dei personaggi e al periodo storico. Ci sono stati pochi cambi, il più significativo, oltre alla camicia da notte di Lillina a segnare il passaggio da ragazza a moglie, è stato quello dei suoi genitori che, presentandosi in abito da lutto a casa del professor Toti, hanno provocato l’ilarità del pubblico. Da notare è l’influenza delle diverse personalità sui colori dei capi d’abbigliamento, dai toni spenti al completo del professore dai colori rosso acceso, non convenzionali nel vestiario di un anziano. Da questo si evince quanto a lui non interessi rientrare nel canone del pensionato ma sia controcorrente e indifferente ai giudizi.
La recitazione degli attori, che hanno occupato tutto lo spazio del palco, è stata coinvolgente, sia nei momenti comici sia in quelli umoristici, tanto che il messaggio finale è risultato chiaro e molto attuale. L’interprete di Toti calzava le sue scarpe perfettamente, con un grande senso espressivo: «Giacomino, io credo…» Ed il professore: «Che crede? Lei neanche a Cristo crede!»
Nella rappresentazione, resa efficace dalla chiarezza degli attori, dalle loro espressioni e dal pulito linguaggio del corpo, le scene si sono susseguite in modo fluido ed il tempo è passato velocemente offrendoci uno spunto su cui riflettere. Ne consigliamo la visione per l’esperienza alternativa che fornisce sulla materia di Pirandello e per la sorprendente attualità dei temi trattati.
Infatti, il fenomeno dell’etichettarsi è tipico della nostra generazione e provoca non pochi problemi di autostima.
Il sociologo Z. Baumann scrive:“La generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche la generazione afflitta come nessun’altra da sensazioni di insicurezza e di impotenza”.
Si sente l’esigenza di appartenere ad un gruppo, uniformando gusti ed interessi che fanno apparire in un modo completamente diverso da quello che si è realmente. Dal preoccuparsi delle voci di paese si è passati ad aver paura del giudizio della gente persino quando non la si conosce. Sui social si ha un senso di inadeguatezza poiché la gente ostenta solo gli attimi migliori mentre, momenti di tristezza e fragilità condivisi vengono strumentalizzati per attirare l’attenzione.
La conseguenza manifesta è quella di trovarsi in un insieme di identità digitali e di realtà illusorie dove si dubita di tutto ciò che si vede o si dà troppa importanza a situazioni desiderabili che in realtà non si possono realizzare.
Parte dei giovani si è fortunatamente resa conto di questa effettiva problematica e si sta attivando per sensibilizzare sempre di più la loro stessa generazione. Ad esempio è in corso una moda sui social secondo la quale vengono mostrate in una stessa foto la realtà che si vuole esibire e condividere e quella effettuale in cui vengono smontati canoni di vita ideale.
“Viviamo in un mondo dove domina la virtualità, un mondo di maschere, apparenza e finzione. Il grande scopo della vita è trovare di nuovo la realtà”
Alessia e Ana 5SD