Negli ultimi anni il tema dei diritti delle persone appartenenti alla comunità lgbtqia+ è diventato centrale nel dibattito politico mondiale, in particolare nella campagna elettorale americana che ha visto come vincitore, per la seconda volta dopo il 2016, Donald Trump. “Da oggi la politica ufficiale del governo degli Stati Uniti prevederà l’esistenza di due soli generi, maschile e femminile”, così ha affermato il presidente nel suo discorso di insediamento lunedì 20 gennaio, aggiungendo che i due sessi “non sono modificabili” e che i governi federali non dovranno usare i fondi per “promuovere l’ideologia gender”. La battaglia a favore del binarismo di genere sembra stare molto a cuore al nuovo presidente basti pensare che, per l’ultima campagna elettorale, i repubblicani hanno speso 215 milioni di dollari (circa 198 milioni di euro) solo in spot televisivi volti a negare e disconoscere le persone transgender minando il loro diritto all’autoaffermazione,  provocando danni psicologici e fisici. Ma non solo: le eliminazioni di politiche che garantiscono i diritti alle persone trans rischiano di alimentare la stigmatizzazione, la discriminazione  e la violenza contro una comunità già vulnerabile.

Gender, woke, cancel culture…

Ideologia gender e cultura woke, sono due termini molto cari ai partiti conservatori di tutto il mondo, compresa l’Italia, ma il cui significato viene dato per scontato, risultando molto ambiguo. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza:

Il primo dei due: “ideologia gender”, fu coniato negli anni ‘90, in un ambiente puramente cattolico e conservativo, come termine critico nei confronti dei “gender studies”, ossia un campo di ricerca che si concentra sui processi di costruzione sociale e di naturalizzazione del sesso e della sessualità. L’utilizzo dell’espressione “teoria di gender” è dunque fortemente collegata a una concezione, secondo cui, questi studi di genere mirino a distruggere l’ordine naturale della società, sia in ambito familiare che non. Si è perciò diffusa l’idea che l’insegnamento di questa ideologia nelle scuole consistesse in un tentativo di “indottrinamento” sui giovani con lo scopo di alterare la loro identità di genere ed il loro orientamento sessuale. Di fatto però l’obiettivo principale, che il campo del gender studies si è posto di raggiungere, riguarda la diffusione degli studi gender-sensitive, dunque di semplice sensibilizzazione dei temi d’identità di genere e di sessualità. Papa Francesco stesso ha criticato l’ideologia gender definendola come “il pericolo più brutto” capace di annullare le differenze. In un’udienza generale in Piazza San Pietro nel 2015, ha dichiarato: “Io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”. La stessa posizione è stata ribadita in un discorso a braccio nel Convegno Internazionale “Uomo donna, immagine di Dio” nel marzo del 2014.

Per parlare invece della “cultura woke”, bisogna prima ben chiarire la “Cancel Culture”, letteralmente “Cultura della Cancellazione”. Quest’ultima, di fatto, si basa, su un processo di eliminazione “dal basso” cioè partendo da iniziative volontarie di gruppi di persone socialmente e politicamente impegnate, di tutte quelle espressioni che possano risultare inappropriate o offensive.  Si tratta dunque di una più moderna forma di ostracismo, con cui si tende ad estromettere alcune figure da cerchie sociali e professionali, a seguito di dichiarazioni o atti considerati offensivi. L’errore e la degenerazione tuttavia ricadono sull’ossessione che si sta sviluppando intorno a questo atteggiamento sempre più diffuso. Ne risulta, come esempio, la sempre più crescente tendenza a criticare e condannare frettolosamente, con l’intento di “smascherare”, personaggi pubblici e brand, per aver espresso in maniera errata le proprie idee. Ad amplificare la situazione arrivano i canali social, i quali hanno comportato un’alterazione del termine “call out”, generalmente diffuso per definire il processo di smascheramento degli artefici di un abuso o offesa, trasformandolo in una vera e propria forma di bullismo. Inoltre, essendo questi movimenti parte di quello che di norma viene definito come “mondo progressista”, a questa tendenza di “call-out”, si è sempre più avvicinata la politica detta woke. Il termine “woke”, nello specifico, ha origine afroamericana e significa “svegliato”. Era inizialmente usato dagli attivisti politici statunitensi del Black Lives Matter ad indicare la consapevolezza della gravità delle ingiustizie e delle disuguaglianze economiche. Col passare del tempo, però, l’espressione ha preso cognizione sempre più negativa, ed è attualmente usata ,in particolare da parte dei conservatori, ad indicare coloro che sembrerebbero avere come obiettivo quello di vigilare sulla condotta del prossimo con una lente progressista. 

Esercito e sport

Ritornando alla politica degli USA, dopo appena due settimane dall’insediamento, il presidente ha già dato avvio alla firma di una serie di ordini esecutivi, andando a smantellare buona parte dell’operato dell’amministrazione precedente. Parlando di diritti delle persone transgender, il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, è stato incaricato di rivedere la politica del Pentagono sulle truppe transgender, dando probabilmente il via a un futuro divieto di prestare servizio militare; l’ operazione era già stata ordinata nel 2017 durante il suo primo mandato e poi sovvertita da Joe Biden. 

“Tenere gli uomini fuori dagli sport femminili”, così si intitola l’ordine esecutivo firmato da Trump che vieta la partecipazione delle ragazze e delle donne transgender alle gare sportive femminili, costringendole ad unirsi a squadre miste o maschili. Il provvedimento dovrebbe vietare anche alle atlete transgender di entrare negli Stati Uniti per competere con le donne alle Olimpiadi del 2028 a Los Angeles

Da una parte, gli oppositori affermano che le donne trans abbiano il diritto di competere in base alla loro identità di genere, sottolineando che la maggior parte di loro si sottopongono a terapie ormonali che riducono le differenze biologiche rispetto alle donne cisgender. Inoltre, escludere le donne trans dallo sport femminile significherebbe negare loro un’opportunità di integrazione e visibilità.

Dall’altra parte, si ritiene che, nonostante le terapie ormonali, le donne trans conservino alcuni vantaggi fisici rispetto alle donne cisgender: “Difenderemo le atlete e non permetteremo agli uomini di colpire, far male e imbrogliare donne e ragazze. Da oggi, gli sport femminili saranno solo per donne”, ha dichiarato Trump, circondato e acclamato da una folla di donne e teenager. 

Questo dibattito non è per nulla nuovo agli italiani, soprattutto dopo il match di pugilato tra Carini e Imane Khelif avvenuto a Parigi durante le Olimpiadi del 2024, che ha successivamente visto scontrarsi i personaggi principali del panorama politico italiano e di internazionale. “Chi può dimenticare – dichiara Trump parlando dell’ordine esecutivo– le Olimpiadi dello scorso anno, dove un pugile uomo ha rubato la medaglia d’oro dopo aver brutalizzato le sue avversarie al punto che una campionessa”, l’azzurra Angela Carini, “si è dovuta ritirare dopo soli 46 secondi”. Tra tutti i casi citabili, probabilmente quello della Khelif è il più complesso: non si tratta infatti di una donna trangender. La polemica nasce nel 2023, quando, a causa di livelli di testosterone più alti della norma femminile, la pugile viene esclusa dai mondiali. Nel 2024 partecipa alle Olimpiadi a Parigi e il CIO (comitato olimpico internazionale) afferma che l’atleta rispetta “l’idoneità e le norme di ammissione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili”. Nata donna, è stata registrata come donna, ha vissuto la sua vita come donna, ha praticato il pugilato come donna, ha un passaporto femminile”. La tesi più condivisa, tuttavia non confermata, è che la Khelif sia intersex (per l’Istituto Superiore di Sanità la definizione racchiude “tutte le varianti innate nelle caratteristiche del sesso che possono riguardare i cromosomi sessuali, gli ormoni sessuali, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo”). 

In conclusione, il dibattito, che vede scontrarsi istanze progressiste e conservatrici, sicuramente non si fermerà qui, sia negli USA che nel resto del mondo. Questa tensione si riflette come vediamo anche nel mondo dello sport, dove la questione dell’equità e dell’identità di genere solleva interrogativi complessi.

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