di Sara S. (classe II F-2019/20)
Durante la storia dell’umanità abbiamo constatato che gli uomini sono capaci di discriminare dei propri simili, di definirli inferiori per il colore della pelle o per la religione che praticano, di compiere abomini e genocidi, segregazioni e tante altre brutalità. La verità è che questi scempi non appartengono solo al passato: in altre parti del mondo questo avviene anche oggi. L’uomo ha sempre teso a cercare differenze negli altri: il colore della pelle, le religioni, le diverse culture e lingue, le usanze e i costumi… ma non si è quasi mai concentrato sui punti di forza che abbiamo tutti in comune come la fantasia, ma anche l’intelligenza e l’ingegno, l’inventiva, la creatività e, seppur diversi, siamo accomunati dal fatto di essere tutti, indistintamente dalle nostre differenze, esseri umani. In quanto tali, infatti, proviamo le stesse emozioni, amiamo allo stesso modo, soffriamo allo stesso modo, moriamo e viviamo allo stesso modo, dunque non ci possono essere più “razze” perché l’umanità è una. Il poeta Giuseppe Ungaretti esprime questo concetto nella sua poetica, molto influenzata dal contesto di guerra in cui si trovava: nella famosa poesia “Fratelli”, Ungaretti si riferisce a tutti i soldati che, come lui, si trovavano in una situazione estremamente difficile. Il poeta ci vuole far capire che, a prescindere dal reggimento in cui sono schierati e dal nemico che cercano di sconfiggere, i soldati sono tutti fratelli in quanto appartengono ad unico grande fronte: l’umanità. Come altro esempio si può portare la poesia di Giacomo Leopardi “La ginestra”. In questo componimento il poeta si schiera contro la nobiltà dell’Ottocento, infatti crede che gli uomini debbano collaborare e allearsi contro un nemico più grande di loro, ovvero la Natura. Se ci pensiamo bene, siamo così piccoli rispetto alla natura: portando un esempio di attualità, penso che Leopardi abbia ragione poiché, a prescindere da tutte le differenze, dobbiamo restare uniti anche ora contro questo virus, che sta uccidendo tantissime persone in tutte le parti del mondo.
“Siamo onde dello stesso mare,
foglie dello stesso albero,
fiori dello stesso giardino” (Seneca)
Seneca in questi suoi versi ci vuole dire che, pur essendo diversi, gli esseri umani appartengono ad un unico grande corpo, che siano onde del mare, foglie di un albero o fiori del giardino: ogni uomo è diverso dall’altro, ma l’umanità sarà sempre e soltanto una.